Al Museo delle Marionette gli spettacoli quotidiani dei Paladini di Francia

Una settimana sul palco con i Paladini di Francia. La gente del Trentino, webinar dei Musei della restanza. 
E per il teatro, Giovanni Lo Monaco con
 “Una misura precauzionale”

Al Museo delle Marionette, i Paladini e le loro gesta si fanno… in sei.
Sono ogni giorno (ogni lunedì alle 11 e da martedì a sabato alle 17) gli spettacoli tratti dalla “Storia dei paladini di Francia” di Giusto Lodico.

Proclamata nel 2001 dall’Unesco “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”, l’Opera dei pupi è il teatro tradizionale siciliano delle marionette risalente al 1800.
Nel racconto di Carlomagno, Orlando e Rinaldo, diversi temi si intrecciano intorno alla guerra tra cristiani e dei saraceni. Sulla scia di una tradizione bicentenaria, gli spettacoli messi in scena riproporranno alcuni dei principali episodi della Storia dei paladini di Francia di Giusto Lodico. Sul palco, dunque, insieme a Carlomagno e a una folta schiera di guerrieri, Angelica, il negromante Malagigi e tanti altri personaggi, capaci ancora di sorprendere il pubblico con prodigi, magie e colpi di scena.

Biglietto: 10 euro (intero) – 8 euro (ridotto)

Prenotazione obbligatoria al numero 091.32 80 60

Capienza massima: 30 persone

Briganti e Opera dei pupi, Rosario Perricone ne parla in un webinar

Si chiama Il brigantaggio rivisitato. Narrazioni, pratiche e usi politici nella storia dell’Italia moderna e contemporanea il Progetto PRIN 2017 all’interno del quale è stato organizzato il seminario di ricerca online promosso dalle Università di Pisa e Baridomani, lunedì 28 giugno alle 15, dal titolo “Intersezioni. Briganti in pubblico fra nuovi saperi, giustizia e spettacolo (fine XIX-inizio XX secolo)”.

Per la sezione 2 del seminario, Brigantaggio, etnografia, cultura popolare, il direttore del Museo Antonio Pasqualino, Rosario Perricone, terrà il suo intervento su Immagini di briganti nell’Opera dei pupi siciliani.

link: https://www.cfs.unipi.it/c/210628-intersezioni


Teatro, in scena Una misura precauzionale, di Giovanni Lo

 Monaco

Fino a mercoledì 30 giugno sarà possibile assistere in presenza al primo studio di Una misura precauzionale, spettacolo di Giovanni Lo Monaco con Oriana Martucci.

Prodotta dal Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino in collaborazione con Teatro Bastardo e con CRicd-Filmoteca Regionale Siciliana,
la performance si terrà alla scuola Rita Borsellino (Piazza Magione 1, Palermo) alle 21. È richiesta la prenotazione al link https://oooh.events/evento/una-misura-precauzionale.

Lo spettacolo è consigliato a un pubblico adulto. Costo del biglietto 5 euro

Lo spettacolo

Sfogliando il vocabolario, alla voce precauzione si trova: “atto o comportamento diretto a evitare un pericolo imminente o possibile”.
Una misura precauzionale è un’opera artistica di prevenzione, una drammaturgia che prova a orchestrare un invito corale all’empatia contro la deriva egoistica. Di questi tempi la solidarietà è minata alla sua base. La crisi economica, conseguente alla pandemia, spinge ognuno di noi a fare scelte private che spesso confliggono con l’interesse pubblico.
Lo spettacolo è un solitario controcanto dentro questo capitolare degli eventi, la storia di una modesta eroina che crede nell’amore universale, raccontata da un figlio che non si rassegna a perderla, attraverso l’interpretazione intensa di un’attrice che si presenta al pubblico col cuore in mano. Presto il gioco teatrale è smascherato: come diceva Goffman, «noi siamo (soprattutto) ciò che facciamo finta di essere e dovremmo porre più attenzione a ciò che facciamo finta di essere» e non a ciò che presupponiamo di essere.
Ispirato alle riflessioni di Byung Chul Han, passando da Nietzsche fino ad approdare a Heidegger, Una misura precauzionale rappresenta il bisogno di restituire il dolore a una dimensione pubblica e collettiva, libera dalle ipoteche che lo privatizzano e lo medicalizzano. Siamo sulla soglia di un’intimità, di un racconto, in cui i silenzi valgono più delle parole, dove i paradossi si trasformano nelle verità più autentiche. Bisogna togliersi le scarpe, entrare in punta di piedi, sedersi e ascoltare.
Un monologo denso, in cui la protagonista, Oriana Martucci, dà voce al dramma personalissimo dell’autore, presente in scena ma incapace di dire e di raccontare sé stesso se non per interposta persona. Davanti allo sguardo degli spettatori si intrecciano ricordi di famiglia, filmati, foto e l’eco di canzoni ascoltate da vecchi vinili. Il fatto privato diventa momento di condivisione e la partecipazione emotiva un modo per elaborare il senso di una inevitabile separazione.

Info sullo spettacolo: Giovanni Lo Monaco regia; con Oriana Martucci; Alexandre Vella assistente alla regia e nel ruolo dell’autore; Francesca Belli selezione e montaggio delle immagini d’archivio; Michele Ambrose audio e luci; Vincenzo Salerno fotografie. Con gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. Laura Ardagna costumi; Giulia Lo Monaco scenografia; Martina Occhipinti costumi.


I musei della restanza e la gente del Trentino

Nuovo appuntamento, giovedì 1 luglio alle 17 in streaming,con il ciclo di seminari online “I musei della restanza. Il museo come strumento di partecipazione, conoscenza, salvaguardia e promozione dei territori” organizzato, nell’ambito del seminario permanente “Etnografie del contemporaneo”, dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino in collaborazione con la Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici (SIMBDEA) e l’International Council of Museums (ICOM Italia).

Si va al nord Italia con Giovanni Kezich e Antonella Mott che parleranno del “Museo degli Usi e costumi della gente trentina: un esempio di museo contemporaneo nel con il territorio”.

Il seminario sarà liberamente fruibile sulla pagina Facebook, sul canale Youtube del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino e su ZOOM al link: https://zoom.us/meeting/register/tJcoce2upj4jHtSG2DO7rwTk3r4TJkjX9qqX .

Promotore fin dai suoi inizi (1966) di attività di ricognizione etnografica di respiro territoriale, dal 1995 il Museo degli Usi e costumi della gente trentina coordina un itinerario etnografico che collega fra loro le molte realtà di interesse etnomuseografico presenti nella regione, che si situano, tra piccoli musei, mulini, fucine, segherie, risine e altro ancora, ben oltre il centinaio.
Più di recente, il Museo ha intrapreso una ricerca sistematica sulle forme dell’insediamento agrosilvopastorale nel Trentino, che ha permesso di elaborare, nel corso di alcuni anni di lavoro, un vero e proprio Atlante etnografico del paesaggio trentino, curato da Antonella Mott, che è appena stato pubblicato, e che verrà illustrato per sommi capi dall’autrice stessa. A seguire, Kezich cercherà di tematizzare il concetto di territorio per quanto esso attiene alla ricerca etnografica e all’azione concreta del museo etnografico. Ultima spiaggia di antiche velleità olistiche di marca gramsciana, e quindi espressione di un possibile ricomporsi armonico di comunità e ambiente, il “territorio” è in realtà un concetto a tutto titolo politico, così come sono politiche le letture sottilmente tendenziose che se ne danno, particolarmente in un contesto di confine, sul quale incombono da sempre importanti malintesi o visioni contrastanti circa la definizione dell’identità locale.

Giovanni Kezich, antropologo, ha diretto dal 1991 al 2021 il Museo degli Usi e costumi della gente trentina, fondato da Giuseppe Šebesta nel 1968, e ha coordinato, insieme a Pier Paolo Viazzo, le attività del Seminario permanente di etnografia alpina (SPEA, 1991-2010). Nell’ambito delle attività del Museo, è stato responsabile del progetto Carnival King of Europe, sostenuto dal programma cultura dell’Unione Europea, ed è stato ideatore e iniziatore della ricerca sulle “scritte dei pastori” della val di Fiemme. Ha pubblicato, tra l’altro: I poeti contadini. Introduzione all’ottava rima popolare (Roma, 1986), Some Peasant Poets. An Odyssey in the oral poetry of Latium (Bern etc., 2013); Carnevale re d’Europa. Viaggio antropologico nelle mascherate d’inverno (Scarmagno, 2015) vincitore del Premio Gambrinus «Giuseppe Mazzotti» 2015), Il peggior mestier. Otto anni in ottava rima (Trento, 2016), Carnevale. La festa del mondo (Laterza, 2019).

Antonella Mott, dal 1995 è conservatrice al Museo degli Usi e costumi della gente trentina. Segue i rapporti con il territorio: è a sua cura l’Itinerario etnografico del Trentino, e insieme a Giovanni Kezich ha pubblicato la Guida ai Museo etnografici del Trentino (2013). Svolge ricerche dialettologiche: è autrice de Il Trentino dei contadini. Piccolo atlante sonoro della cultura materiale. Le parole e le cose della ricerca di Paul Scheuermeier (1921) e le voci della tradizione di oggi (1998), e de L’alfabeto delle cose. Ha realizzato la ricerca etnografica per il Dizionario del dialetto di Montagne di Trento di Corrado Grassi (2009), di cui ha seguito la cura editoriale. È impegnata in Carnival King of Europe, progetto del Museo sostenuto dal Programma «Cultura» dell’Unione Europea, ed è autrice dell’Atlante etnografico del paesaggio trentino (2021).