Mattarella alla cerimonia dello scambio degli Auguri e di fine anno con il Corpo Diplomatico: “Si condanna da sé stesso uno stato che respinge e uccide i suoi figli”

Mattarella alla cerimonia dello scambio degli Auguri e di fine anno con il Corpo Diplomatico: “Si condanna da sé stesso uno stato che respinge e uccide i suoi figli”

 

Eccellentissimo Decano,

Signor Ministro,

Signore e Signori Ambasciatori,

desidero innanzitutto scusarmi per le modalità inconsuete di questo incontro, ma era l’unica formula per poterlo svolgere e non volevo rinunziare a questo tradizionale appuntamento annuale a cui ho sempre attribuito importanza primaria.

Ringrazio l’Eccellentissimo Decano per gli auguri che, a nome del Corpo Diplomatico, ha rivolto all’Italia e a me personalmente. Desidero a mia volta ricambiare gli auguri più sentiti per le prossime festività a voi tutti, alle vostre famiglie e ai cittadini dei Paesi che qui a Roma rappresentate.

Un anno fa, in questa stessa circostanza, ci auguravamo un futuro migliore dopo le sofferenze causate in ogni Continente dalla pandemia.

Mai avremmo pensato di dover assistere, pochi mesi dopo, all’immane disastro causato dalla guerra di aggressione scatenata dalla Russia contro l’Ucraina. Un’aggressione che ha fatto ripiombare l’Europa in un incubo che eravamo certi fosse destinato a rimanere nelle pagine più buie della nostra storia. Mai avremmo pensato che quell’incubo potesse ripresentarsi.

E mai avremmo pensato che un Paese come la Russia, a noi così vicino per cultura e storia, potesse arrivare al punto di attaccare le infrastrutture civili dell’Ucraina al fine crudele di privare la popolazione di luce, di acqua, di riscaldamento per tutto il lungo e rigido inverno di quei luoghi.

Un anno addietro, con la pandemia, ci dicevamo l’un l’altro che nessuno poteva sentirsi al sicuro finché tutti, ovunque nel mondo, non fossero stati al sicuro dalla malattia. Oggi purtroppo dobbiamo constatare come lo stesso assioma valga anche per quanto sta avvenendo in Ucraina. In un mondo sempre più interconnesso, le sofferenze inflitte dalla guerra non stanno colpendo soltanto l’Ucraina. In ogni angolo del mondo cittadini di Paesi diversi e lontani tra loro, soffrono per le ripercussioni del brutale attacco russo. L’insicurezza alimentare, le difficoltà di approvvigionamenti energetici, la crescita esponenziale dei prezzi colpiscono in maniera indiscriminata tutti i continenti, e ovunque le fasce più deboli sono le prime a pagare il prezzo di quella scelta scellerata.

Vengono così violati insieme ai diritti del popolo ucraino, i diritti fondamentali di milioni di persone nel mondo, diritti che sono le fondamenta delle nostre democrazie.

Shirin Ebadi, prima donna musulmana premio Nobel per la pace ha detto “per prenderci cura di una bella pianta dobbiamo innaffiarla tutti i giorni, stare attenti a quanta luce riceve. Non possiamo limitarci a versarci sopra una grande quantità d’acqua e poi ignorarla per un anno. In queste condizioni, la pianta muore. E lo stesso avviene per la democrazia: se non viene sorvegliata dalla gente, muore”. Sono parole da condividere.

Oggi la comunità internazionale, noi tutti, dobbiamo prenderci cura della democrazia, difenderne con vigore quei valori e ideali che rappresentano la condizione indispensabile perché tutti possano godere dei diritti umani fondamentali.

Come possiamo accudire le nostre democrazie? Come possiamo lavorare per una pace giusta?

La comunità internazionale dispone degli strumenti per assolvere questo compito, ed è necessario che i Governi ripongano fiducia in quelle organizzazioni, a cominciare dalle Nazioni Unite, che nacquero proprio per rispondere all’esigenza di salvaguardare pace e democrazia.

Serve una governance globale e un rilancio urgente di un multilateralismo efficace che contribuisca allo sviluppo di un ordine mondiale, imperniato sulle Nazioni Unite e portatore di pace e di giustizia, basato su istituzioni rappresentative, democratiche, trasparenti, responsabili, efficienti.

In una fase di forte compressione dei diritti umani e dei valori democratici, il loro rafforzamento deve essere parte integrante di questo nuovo slancio. Non dobbiamo consentire che l’affanno delle crisi contingenti ci distragga dall’azione di riforma del sistema multilaterale e delle sue istituzioni; non dobbiamo rinunciare a rafforzare un ordinamento internazionale che sia capace, alla prova dei fatti, di garantire certezza del diritto, rispetto dei diritti umani, soluzione pacifica delle controversie.

Dobbiamo avere la visione e la determinazione per modellare strumenti in cui tutti gli Stati possano rispecchiarsi e riporre fiducia.

Attraverso questi strumenti dobbiamo agire per creare le condizioni perché i nostri giovani possano tornare a guardare con fiducia al futuro, di cui saranno i protagonisti.

Purtroppo, invece, in questi giorni si assiste a ripetuti, brutali, tentativi di soffocare le voci dei giovani che manifestano pacificamente per chiedere libertà e maggiori spazi di partecipazione. Questi comportamenti vanno fermamente condannati. Si condanna da sé stesso uno stato che respinge e uccide i suoi figli.

Al tempo stesso dobbiamo agire per mitigare subito le conseguenze prodotte dalla guerra.

Penso all’improvvisa interruzione delle esportazioni di beni alimentari e al conseguente incremento dei prezzi che hanno inasprito una crisi alimentare senza precedenti. L’Italia sta dedicando sforzi e risorse per lenire questa crisi degli approvvigionamenti, pensando a soluzioni innovative, sostenibili, in grado di produrre ricchezza per le popolazioni locali. Lavoriamo con i nostri partner e con FAO, IFAD e PAM che insieme costituiscono il polo alimentare delle Nazioni Unite, che siamo fieri di ospitare in Italia.

Ugualmente catastrofiche sono la crisi energetica e le sue conseguenze non soltanto immediate ma anche a lungo termine.

Mentre ripensiamo alle scelte in materia di approvvigionamenti, non dobbiamo dimenticare gli impegni, anche per le future generazioni, per una transizione pulita, soluzione duratura e sostenibile, mezzo indispensabile per la lotta al riscaldamento del pianeta.

Le energie rinnovabili significano sicurezza e autonomia nonché convenienza economica, creazione di valore e occupazione.

Preoccupano in egual misura i rischi di chiusura in sé stesse delle nostre economie, come possibile reazione al momento di crisi. In Europa, come ovunque, non dobbiamo cedere alle lusinghe del protezionismo, di una presunzione di autosufficienza. L’interdipendenza – la storia ce lo insegna – è un fattore prezioso di pace e di stabilità; e di benessere.

Penso infine ai flussi migratori che stanno attraversando una forte intensificazione quale diretta conseguenza dell’insicurezza alimentare e dell’instabilità prodotte dalla guerra.

Un fenomeno con caratteristiche complesse, che non ci devono però far dimenticare che il primo irrinunciabile obiettivo della comunità internazionale deve essere quello della tutela dei diritti dei migranti.

Se ricordassimo, che dietro i numeri che freddamente vengono enunciati nelle statistiche sui migranti, ci sono bambini, donne, famiglie, sarebbe più semplice credo farci guidare soprattutto dal principio di realtà e di solidarietà nell’individuare soluzioni in grado di governare, collettivamente, questo fenomeno.

Per l’Italia tutte queste sfide vanno affrontate innanzitutto con i nostri partner transatlantici ed in seno all’Unione Europea, che nasce come unione di democrazie che, riconquistata la libertà, si impegnavano a tutelare la reciproca indipendenza e ad unire le forze per promuovere una ricostruzione rapida a beneficio comune.

Un mese addietro mi sono recato a Maastricht per celebrare i trent’anni di uno dei passaggi cruciali della costruzione europea, la firma di quel Trattato che dava vita alla cittadinanza europea.

È stata l’occasione per incontrare dei giovani studenti di tutta Europa: nelle domande che hanno posto ho trovato preoccupazione per il futuro, certo, ma anche fiducia in un’Unione che deve trovare oggi la forza di rinnovarsi, senza abdicare ai suoi principi fondanti.

L’Unione Europea deve rimanere al passo con i tempi. I grandi cambiamenti e le sfide di questi ultimi anni impongono a tutti noi un’assunzione di responsabilità.

Questo è il messaggio che è emerso lo scorso maggio dai lavori della Conferenza sul Futuro dell’Europa.

Le proposte della Conferenza, frutto dell’interazione tra le istituzioni europee e i rappresentanti dei cittadini, indicano un percorso chiaro di riforma.

Nel riformare se stessa l’Unione non deve correre però il pericolo di guardare solo all’interno dei propri confini, ma deve continuare a mantenere viva la vocazione al dialogo e alla solidarietà, alla cooperazione con gli altri Paesi: l’Unione Europea può e deve porsi come partner affidabile e fornitore di sicurezza responsabile a livello globale.

Prosperità, stabilità e sicurezza non sono soltanto valori da garantire, ma interessi strategici da difendere.

L’aggressione russa in Ucraina ha ulteriormente posto in evidenzia la continuità geopolitica e la strategica rilevanza dei rapporti di Italia ed Europa con il Mediterraneo allargato e con l’intero Continente africano, su cui con particolare gravità si stanno ripercuotendo gli effetti del conflitto russo-ucraino.

L’VIII edizione della conferenza internazionale Rome Med Dialogues, che si è conclusa pochi giorni fa, ha confermato la concreta attenzione con cui l’Italia guarda ad una regione, quella del Mediterraneo allargato, a cui ci legano storia e collocazione geografica, sfide ed opportunità.

I fattori di interdipendenza che attraversano questo asse geopolitico fino a comprendere l’intero continente africano, ci uniscono in un destino comune e ci chiamano a costruire assieme un futuro condiviso.

Un futuro che ci richiede di lavorare adesso insieme e con intraprendenza per la pace e la stabilità e per la promozione di una crescita sostenibile e resiliente.

Abbiamo visto che quando la comunità internazionale si muove con comunione d’intenti i risultati diventano possibili; ne abbiamo avuto l’esempio con il positivo avvio, grazie al ruolo di mediazione dell’Unione Africana, del percorso di pacificazione del Corno d’Africa.

Dobbiamo continuare a cercare soluzioni costruttive anche per arginare la violenza di cui sono vittime le popolazioni civili della regione dei Grandi Laghi.

Analoga riflessione dobbiamo svolgere guardando ai Balcani, una regione fortemente colpita dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Condividiamo con questa regione le stesse sfide, dalla crisi energetica a quella migratoria. L’Italia ha sempre sostenuto nell’ambito dell’Unione Europea il percorso di allargamento.

Oggi è più che mai cruciale offrire risposte concrete a questi Paesi che da molti anni oramai guardano alla prospettiva europea come alla migliore risposta possibile per il loro futuro.

Il recente Vertice Unione Europea – Balcani è stato un passo importante nella giusta direzione. È ora necessario imprimere un’accelerazione ulteriore al processo.

Con lo stesso spirito e con la stessa intenzione l’Italia continua a incoraggiare l’Unione Europea ad allacciare legami sempre più strutturati e fruttuosi con gli altri organismi regionali in tutti i continenti. In questo senso vanno celebrati il recente Vertice Unione Europea-Asean, organizzazione cruciale per la stabilità dell’Asia, il dialogo avviato per un incontro analogo con l’America Latina e i negoziati in corso per la conclusione di intese volte al rafforzamento dei legami tra Unione Europea e numerosi Paesi di entrambi i continenti.

Eccellentissimo Decano, Autorità, Signore e Signori Ambasciatori,

le sfide più recenti non possono e non devono farci dimenticare le drammatiche e numerose situazioni di crisi nel mondo.

Secondo gli ultimi dati posti a disposizione dall’UNICEF, oggi ci sono più bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria che in qualsiasi altro momento della storia recente.

Assistiamo ad una sovrapposizione di fattori di rischio senza precedenti: i conflitti, l’insicurezza alimentare che aumenta i tassi di malnutrizione, le carestie causate dal cambiamento climatico, la recrudescenza di epidemie, tra cui il colera e il morbillo, rappresentano un pericolo ulteriore per i bambini.

Sono più di 400 milioni i bambini che vivono in area di crisi, almeno 36 milioni sono sfollati e la metà dei bambini del mondo vive in condizioni di vulnerabilità.

L’Italia, attraverso l’azione della cooperazione allo sviluppo, non dimentica queste drammatiche emergenze; l’attenzione dedicata ai nuovi teatri di crisi non è avvenuta a discapito della nostra azione in altri contesti, nei quali continuiamo ad agire per fornire prima assistenza alle persone più vulnerabili e per favorire dinamiche durature di sviluppo condiviso. Perché se è vero che con la guerra non può esserci sviluppo, è altrettanto vero che senza sviluppo non possono esservi stabilità e pace.

Eccellentissimo Decano, Autorità, Signore e Signori Ambasciatori,

il ristabilimento di una pace giusta è il mio auspicio per il futuro perché solo attraverso la pace l’umanità potrà guardare al suo progresso. A questo obiettivo dobbiamo lavorare tutti, le diplomazie di tutti i Paesi sono chiamate a un impegno comune.

L’Italia vi è grata per la Vostra amicizia su cui è certa di poter continuare a contare.

Rinnovo a tutti voi, alle vostre famiglie e ai vostri popoli, che qui rappresentate, fervidi auguri per il Natale e per il Nuovo Anno. Auguri.