Si parte domani, giovedì 3 novembre, per un weekend intensissimo, che riporterà anche alla luce una figura dimenticata tutta siciliana: Peppino Castello, riscoperta da Mario Incudine
il Pardeh-khāni
Bisognerà portare con sé un bagaglio molto grande, per riempirlo di tutte le emozioni del Festival di Morgana, edizione 47, che partirà proprio domani, giovedì 3 novembre alle 11 al Museo delle Marionette.
E se il primo viaggio sarà verso la Spagna, con lo spettacolo per burattini e attori El hombre cigüeña, sarà tutto un levare e mettere le ancore. Alla scoperta di una narrazione che ha al centro terre antiche come la Persia, l’Egitto, Israele: terre che per il racconto sono insieme radici e ali. Da questi luoghi remoti e misteriosi spesso si sono infatti diffuse storie in forma scritta e orale che hanno sorvolato tempi e spazi, fino ad approdare a noi con le ali d’oro della narrazione, fino a diventare un’unica storia universale.
La narrazione persiana e le sue declinazioni saranno infatti oggetto di un seminario e di spettacoli unici e affascinanti come ilNaqqāli e il Pardeh-khāni, che sapranno portare non solo il racconto ma anche l’atmosfera e le suggestioni dei narratori.
E i pupi siciliani? Non possono mancare: c’è Bradamante, ci sono Perseo e Medusa e Marfisa, valentissima guerriera pagana, che arriva addirittura a diventare imperatrice di Persia.
Ecco un’altra terra di racconti millenari: l’Egitto, che al festival di Morgana porta l’epopea della tribù beduina dei Bānū Hilāl, Al-Ṣīra al-Hilāliyya, l’unica ad essere ancora eseguita nella sua forma musicale integrale.
E poi c’è la storia d’amore di Khosrow e Shirin, innamorati e apparentemente troppo diversi, divisi da due tende e uniti dalla musica. Ancora dalla Persia, ecco l’intrepida Gordāfarid, simbolo della forza delle donne iraniane. Una tenacia che diventa forza educatrice e rivoluzionaria, come nella proiezione Palloncino bianco di Jafar Panahi, con la sua storia vietata dall’Iran prerivoluzionario perché troppo libera.
Si torna in Sicilia, infine, con il libro Le storie cantate di Peppino Castello di Mario Incudine, pubblicato dalle Edizioni Museo Pasqualino. Uno studio e una riscoperta, cui parteciperà anche l’artista Moni Ovadia, che riscopre una figura poco nota e si interroga sul ruolo e sulle sorti del narratore.
Il programma nel dettaglio
Si parte domani, giovedì 3 novembre alle 11 proprio dal Museo delle Marionette, con lo spettacolo per burattini e attori El hombre cigüeña, della compagnia spagnola Titiriteros de Binéfar, in collaborazione con l’Istituto Cervantes di Palermo.
Nella periferia della città si trova uno stagno circondato dalla vegetazione, dove vivono anatre, rane, libellule e una cicogna che pesca. Un gruppo di bambini vi si reca per giocare, ma anche per osservare la vita, per vedere gli anatroccoli appena nati, come nuota la tartaruga e come la lepre scappa dalla volpe che la insegue.
Un bel giorno però arrivano le auto, che distruggeranno tutto per costruire una super urbanizzazione di lusso. I bambini cercano di fermarli, ma…
La storia è raccontata da due artisti di strada che sanno bene cosa è successo.
Dalla Spagna alle suggestioni dell’antica Persia, il pomeriggio prosegue ancora al Museo delle Marionette dove, alle 18.30, si terrà il seminario Fārsi shirin ast. Il persiano è dolce. Poesia, musica, narrazioni della tradizione persiana, moderato da Ignazio Buttitta, con Giovanni De Zorzi, Piero Grassini, Daniela Meneghini, Gioele Zisa.
Poesia, musica e narrazione sono intrecciate in un’unica trama nel mondo persiano. Questo seminario analizza tali relazioni non solo nella produzione letteraria e musicale colta, ma anche nelle forme di narrazione popolare. Il cuore tematico dell’incontro è rappresentato da una delle opere più affascinanti del poeta persiano Nezāmi Ganjavi intitolata Khosrow e Shirin dove poesia e musica si richiamano vicendevolmente.
A seguire, dalla teoria alla pratica con Naqqāli: Storia di Rostam e Sohrāb, con il naqqal (narratore) Mojtaba Hassan Beigi e Eshag Chegini, percussionista e suonatore di ney (Iran).
In scena il naqqāli, un’antica forma di narrazione orale iraniana nella lista dei patrimoni immateriali dell’umanità dell’UNESCO. Il naqqāl (il contastorie) narra le storie epiche preislamiche tratte da uno dei capolavori della letteratura persiana, lo Shāhnāmeh (Il libro dei re), poema epico composto nel X sec. da Abul-Qasem Ferdowsi. Le esibizioni avevano, e in parte hanno ancora, luogo nei caffè. Qui i contastorie stanno in piedi su una piattaforma (sardam) in mezzo al pubblico intento a sorseggiare tè, fumare la pipa ad acqua e a conversare. Le pareti dei caffè sono ricoperte di dipinti con soggetti a tema religioso, in particolare del ciclo del massacro di Karbala o delle vite degli Imam, o con scene tratte dallo Shāhnāmeh o da altre storie epiche. La performance inizia con la recitazione cantata di passaggi poetici di autorevoli compositori della ricca tradizione letteraria persiana. Si tratta di poesie di contenuto mistico, in cui è lodata l’onnipotenza di Dio, quale fonte unica d’amore e conoscenza. Segue la narrazione in prosa della storia (dāstān), tradizionalmente a puntate, intervallata da composizioni poetiche cantate.
Durante la narrazione il naqqāl impiega tutte le sue abilità performative per mantenere costante l’interesse e l’attenzione del pubblico. Egli modula la voce, cambiando intonazione in base al personaggio che interpreta o alle emozioni che vuole esprimere. Riproduce la frenesia dei campi di battaglia, il suono dello sferragliare delle spade e dello scoccare delle frecce. La prossemica gioca un ruolo importante insieme ai gesti e alle espressioni facciali.
Il naqqāli messo in scena in questa occasione, La battaglia di Rostam e Sohrāb, è certamente la storia più amata dai naqqāl e dal loro pubblico e uno degli episodi più tragici dello Shāhnāmeh. Rostam giunge in una città nel regno nemico di Turan, dove viene però ricevuto generosamente dal re locale. Di notte la bella principessa Tamianeh entra nell’alloggio dell’ospite e i due passano la notte insieme. La donna rimane incinta di un figlio che viene chiamato Sohrāb. Quando Sohrab cresce, decide di andare in Iran con un esercito con la speranza di incontrare e conoscere il padre, ma gli iraniani nascondono l’identità di Sohrāb a Rostam. In diversi combattimenti consecutivi, padre e figlio lottano corpo a corpo. Nel combattimento finale, Rostam getta a terra Sohrāb e conficca il suo pugnale nel suo fianco. Il morente Sohrāb dice che suo padre Rostam lo vendicherà. A quel punto, Rostam capisce chi è Sohrāb rendendosi conto di aver ucciso il proprio figlio.
Venerdì 4 novembre, ancora al Museo, alle 17, si torna in Sicilia e al tempo stesso si fa un viaggio, con lo spettacolo di opera dei pupi siciliani La vendetta di Bradamante della Compagnia Brigliadoro.
Spirano venti di guerra. L’esercito di Agramante vuole conquistare Roma per poi impossessarsi della Francia. Papa Adriano è preoccupato, e manda una lettera a Carlo Magno per spiegargli la situazione. Il sovrano invia Ruggiero a Roma per rassicurare il pontefice. Una notte, nel viaggio di ritorno per la Francia, il paladino chiede ospitalità in un castello, dove un covo di traditori gli dà la morte.
La notizia arriva in Francia e Bradamante, disperata, giura vendetta.
Un’ora dopo, alle 18, la tipica narrazione siciliana raggiunge le antiche terre lontane di cui è imbevuta questa edizione di Morgana con il cuntu Marfisa, l’imperatrice di Persia, di e con Enzo Mancuso.
Marfisa nasce dall’amore di Ruggiero di Risa e Galiacella, guerriera pagana, figlia di Agolante e sorella di Almonte d’Asia e Troiano. Prima di morire, dopo tante peripezie, la donna partorisce Marfisa in un bosco, insieme a un fratello gemello. Quest’ultimo viene allevato dal mago Atlante; Marfisa dal re di Persia Miriante. La bambina cresce forte e valorosa fino a diventare imperatrice del Paese. Si allea con Agramante imperatore… ma gli eventi porteranno Marfisa a ritrovare e riconoscere il suo fratello gemello.
Segue, alle 19 al Museo, la narrazione persiana Pardeh-khāni: Battaglia di Hazrat-e Abbās e Māred-ebn-e Sodaif,conMojtaba Hassan Beigi, naqqal (narratore) eEshag Chegini, percussionista e suonatore di ney.
Il pardeh-khāni(letteralmente “narrazione della tela”), noto anche come pardeh-dāri o shamāyel-khāni, è un altro genere narrativo tradizionale persiano, in cui vengono raccontate le storie sciite raffigurate in una tela, chiamata appunto pardeh. La tela usata dal narratore rappresenta varie scene del ciclo relativo al martirio dell’Imam sciita Hossein e al massacro di Karbala.
Essa ritrae ben 365 volti e 70 dāstān (storie) e, pertanto, diversamente da quelle usate dai naqqāl, condensano l’intero ciclo sciita, che è dipinto non seguendo lo sviluppo narrativo lineare. Ognuno dei personaggi raffigurati ha un posto specifico, quello principale, tuttavia, si distingue per le sue dimensioni e la sua posizione al centro del dipinto, che gli permette di catturare immediatamente l’attenzione dello spettatore. Di solito al centro troneggia la figura, sempre serafica, di Abolfazl al-Abbās, figlio dell’Imam Ali e fratellastro dell’Imam Hossein, che sul suo cavallo bianco divide in due con la sua spada il volto quasi demoniaco del nemico omayyade di nome Māred-ebn-e Sodaif. Le figure-chiave della storia sciita acquistano in queste storie una vera e propria caratura eroica, paragonabile a quella di Rostam e altri eroi dello Shāhnāmeh. Nell’esibizione di pardeh-khāni verrà narrata appunto la storia di Hazrat-e Abbās e Māred-ebn-e Sodaif.
Alle 21, spazio invece a un’altra affascinante terra di racconti millenari: l’Egitto, con la narrazione Al-Ṣīra al-Hilāliyya. Cronache dei Bānū Hilāl, introdotta da Kawkab Tawfik.Con Ismaiel Abdelsamad Ismaiel Radwan (singer); musiche di Mohamed Shaker Ismail (rabāba), Mohamed Hussein Abouzid Hussein (ṭabla), Salem Atallah Ghamri Salem Hassane (duff, ḫāna).
Conosciuto anche come le Cronache dei Bānū Hilāl, Al-Ṣīra al-Hilāliyya è uno dei più importanti poemi epici della tradizione orale araba: racconta le gesta della tribù beduina dei Bānū Hilāl che, nel XI secolo, dal Najd, conquistò la Penisola Arabica e poi, passando per l’Egitto, il Nord Africa. Questa epopea, un tempo diffusa in tutto il Medio Oriente, è oggi rappresentata solo in Egitto ed è l’unica ad essere ancora eseguita nella sua forma musicale integrale. Accompagnata dalla rabāba e dalle percussioni (ṭabla, duff, ḫāna), viene recitata in occasione di matrimoni, circoncisioni, mawālid ed altre festività popolari religiose, in caffè o su piccoli palchi allestiti in viuzze secondarie. Una narrazione per secoli trasmessa oralmente e riconosciuta patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO.
Chiude, alle 22, Khosrow e Shirin. Narrazioni, canti e musiche dal poema capolavoro di Nezāmī, con Giovanni Calcagno, musiche di Piero Grassini e Tito Rinesi.
Si tratta di una delle storie d’amore più famose e diffuse in Oriente, dalla Persia all’India. Il suo segreto? Una straordinaria forza simbolica che coinvolge, commuove, e allo stesso tempo si interroga (e prova a rispondere) sul rapporto uomo-donna.
È un poema del XIII secolo, ma sembra scritto ieri, e ha una protagonista indiscussa: la musica. L’autore, Nezāmī, descrive le schermaglie dei due amanti, i due sovrani di Persia e Armenia che, come in una storia dei giorni nostri, non riescono a rimanere insieme perché le rispettive visioni della realtà rimangono troppo distanti. Dopo il racconto delle loro appassionanti vicende, si ritrovano però a pochi passi l’uno dall’altra, divisi solo da due tende, da cui comunicano attraverso due musicisti di straordinaria bravura e, con l’aiuto della musica, risolvono il loro terribile contrasto. L’intero poema è intriso di sensi allegorici e di metafore che nascondono un sistema cosmologico fatto di colori, pianeti, modi musicali e umori.
Sabato 5 novembre alle 17 si prosegue al Pasqualino con la replica dello spettacolo La vendetta di Bradamante della Compagnia Brigliadoro.
Altra replica, alle 18 e ancora al Museo delle Marionette, del cuntu Marfisa l’imperatrice di Persia, di e con Enzo Mancuso.
Spazio alla narrazione persiana, ancora al Museo, ma alle 19, con un altro naqqāli: Storia di Gordāfarid con Mojtaba Hassan Beigi, naqqal (narratore) e Eshag Chegini, percussionista e suonatore di ney.
La storia racconta di Gordāfarid, una delle eroine dello Shāhnāmeh (Il libro dei re), che, indossando un’armatura maschile, combatte contro Sohrāb, comandante dell’esercito turanico nemico. Viene però sconfitta da Sohrāb, il quale si rende conto del vero genere del suo avversario solo quando riesce a toglierle l’elmo, innamorandosi subito di lei. Gordāfarid è simbolo di coraggio e saggezza per le donne iraniane.
E, per chi se le fosse perse, chiudono la serata al Museo delle Marionette due repliche: alle 21, Al-Ṣīra al-Hilāliyya. Cronache dei Bānū Hilāl. Alle 22, Khosrow e Shirin. Narrazioni, canti e musiche dal poema capolavoro di Nezāmī.
Domenica 6 novembre, alle 12 al Museo, farà gli onori di casa la Compagnia Opera dei pupi messinesi Gargano con Scontro tra Perseo e Medusa (regia Venerando Gargano; voci Venerando Gargano, Margherita Bonanno; manovratori: Venerando Gargano, Margherita Bonanno, Giorgio Gargano, Martina Gargano).
Ad ispirare lo spettacolo è questa volta la mitologia greca. Le vicende narrano dell’eroe greco Perseo, dalla nascita fino allo scontro con Medusa. Acrisio, sovrano di Argo, esilia la figlia Danae e il nipote Perseo, figlio di Zeus, in quanto l’oracolo ha predetto che la sua morte sarebbe avvenuta per mano del nipote. Così il bambino e la madre vengono affidati a Polidette, sovrano dell’isola di Serifo. Il re si innamora perdutamente della donna che tuttavia lo rifiuta. Perseo intanto cresce assumendo sempre più le sembianze di un dio e ciò rende inquieti gli abitanti dell’Olimpo che chiedono a Polidette di eliminarlo, inviandolo a prendere la testa di Medusa. Perseo parte per l’impresa sperando di salvare la madre dalle insidie del malvagio re. Zeus, tramite la dea Atena, manda a Perseo le divine armi che aiuteranno il giovane nello scontro finale con Medusa.
Il pomeriggio al Museo riprende alle 16 con un film per bambini… di tutte le età, Palloncino bianco di Jafar Panahi, a cui seguirà il laboratorio Il pesciolino nero a cura degli artisti iraniani Kimia Kamyab e Sareh Gheys (età consigliata: 5-8 anni).
A Teheran una bimba ottiene dalla madre una banconota per comprare un pesciolino bianco striato di rosso che ha visto in un negozio. Ma i soldi finiscono in un tombino. A partire da quel momento, la piccola protagonista incontrerà i personaggi più incredibili: incantatori di serpenti, vecchiette casalinghe, passanti, un ragazzo afghano che vende palloncini. Una favola realistica e insieme magica, premio Caméra d’or al Festival di Cannes 1995.
A seguire, ecco il laboratorio Il pesciolino nero, diSamad Behrangi, a cura di Kimia Kamyab e Sareh Gheys.
Il pesciolino nero, stanco di nuotare sempre nelle stesse acque, decide di abbandonare la madre e il sicuro e familiare ruscello alla scoperta di cosa c’è oltre. Durante il suo viaggio incontrerà una serie di nemici, ma basterà tutto il suo coraggio per affrontare i pericoli del mare e aver salva la vita? Una straordinaria fiaba persiana che ha incantato generazioni di bambini e adulti, composta dal celebre insegnante, attivista, folklorista e scrittore Samad Behrangi. Una storia di coraggio e speranza, come lo stesso impavido protagonista, divenendo un esempio duraturo per gli altri, afferma: Ciò che importa è la traccia che la mia vita o la mia morte avrà lasciato nella vita degli altri. La fiaba esalta il desiderio di scoperta del mondo e allo stesso tempo le capacità di cooperazione reciproca per migliorare le condizioni di vita e il luogo dove si vive. Il laboratorio si propone queste capacità raccontando la storia insieme ai bambini. Una storia, considerata un’allegoria politica e per questo vietata nell’Iran prerivoluzionario, ancora oggi molto attuale…
Spazio, ancora al Pasqualino, al mondo del libro che si interseca con quello della musica alle 21, con la presentazione-concerto Le Storie cantate di Peppino Castello di Mario Incudine, pubblicato dalle Edizioni Museo Pasqualino.
Interventi musicali e testimonianze di Peppino Castello, Mario Incudine, Giovanni Calcagno, Moni Ovadia. Coordina Sergio Bonanzinga.
Il mondo della narrazione orale è sempre stato pieno di fascino: vi si può decifrare l’invisibile e, attraverso la pietas della finzione, si possono raccontare verità scomode, personaggi speciali, vicende di sangue e di vendetta, storie di banditi e antiche leggende, ma anche avvenimenti storici o cronache della vita di ogni giorno. I cantastorie sono stati gli interpreti più “popolari” della narrazione riconfigurata attraverso la poesia cantata e le immagini, secondo una tecnica che, pur trasformandosi e aggiornandosi, è giunta fino ai nostri giorni. La scoperta di Peppino Castello stupisce ed entusiasma, perché apre orizzonti di analisi e nuove prospettive di indagine sulla figura odierna del cantastorie. La sua personalità atipica e sfaccettata, il suo impegno politico e sociale, il repertorio, lo stile interpretativo, la varietà dei temi trattati, il contesto sociale, i luoghi di esibizione, alternativi rispetto alla piazza tradizionale, e il suo essere artista a tutto tondo – poeta, teatrante, musicista, pittore, educatore – lo allontanano dalla figura del cantastorie tradizionale tratteggiandone, attraverso le storie cantate, una nuova identità che aderisce perfettamente al cambiamento dei tempi e alle nuove modalità di esibizione.
Foto degli spettacoli e programma al link: https://we.tl/t-p4QfTwO2K2
Il Festival di Morgana è organizzato dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino e diretto da Rosario Perricone.
La 47° edizione è realizzata con il contributo di: Ministero della Cultura – Direzione generale Spettacolo dal vivo, Legge 20 febbraio 2006, n.77, progetto “L’opera dei pupi siciliani: pianificazione strategica, trasmissione, valorizzazione”; Regione siciliana – Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana; Città metropolitana di Palermo; Comune di Palermo – Assessorato alle Culture; Instituto Cervantes; Ufficio culturale Ambasciata di Israele in Italia; Acción Cultural Española (AC/E).
In collaborazione con: Fondazione Ignazio Buttitta; Ersu; BAM -Biennale Arcipelago Mediterraneo, Associazione culturale MENO – Memorie e Nuove Opere.
Con il patrocinio di: Unima Italia; Icom; Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici – SIMBDEA.
Il Festival fa parte della rete nazionale ItaliaFestival e della rete internazionale EFFE – Europe for Festivals, Festivals for Europe.
Direttore: Rosario Perricone, Organizzazione: Maria Fasino; Promozione: Monica Campo, Chiara Vaglica; Comunicazione: Elisa Bonacini, Martina Randazzo; Addetto stampa: Alessia Franco; Amministrazione: Maria Teresa Gnoffo, Daniela Casamento; Allestimenti tecnici: Francesco Cutrona, Paolo Benfante, Giuseppe Caropepe; Service audio/luci: Job project; Riprese video e foto: Francesco La Bruna e Giacomo Bordonaro; Web master: Salvo Leo; Progetto grafico: Cristina Stassi.
Ingresso libero (su prenotazione) agli spettacoli fino a esaurimento posti.
Prenotazioni: www.festivaldimorgana.it (prenotazione valida fino a 30 minuti dell’inizio dello spettacolo).