Vergognosamente abbandonata la Laguna dello Stagnone di Marsala. E’ sempre la stessa storia.

Vergognosamente abbandonata la Laguna dello Stagnone di Marsala. E’ sempre la stessa storia.

E’ sempre la stessa storia. Passano gli anni, ma non cambia nulla. L’inciviltà regna sovrana e nessuno interviene adeguatamente perchè la musica cambi, perchè non si assista a questo scempio. Siamo ritornati, dopo il locdown, a riabbracciare la

Laguna dello Stagnone di Marsala, uno degli angoli più belli del mondo, con i suoi specchi d’acqua madreperlacei, le saline, i mulini a vento, il canneto, gli aironi e i fenicotteri. Siamo ritornati qui per accarezzare con gli occhi l’isola di Mozia, punto di riferimento dei più grandi archeologi e studiosi del mondo per la sua storia millennaria e sullo sfondo le isole Egadi. Siamo ritornati in un posto che il mondo ci invidia. Ecco cosa abbiamo visto e fotografato ieri. Sporcizia ovunque! Di tutto di più: dalle bottiglie ai sacchetti di plastica, ai gommoni pneumatici, agli infraditi di gomma in riva la mare e lungo la strada, a materiale di risulta. Eppure sappiamo bene che l’accumulo di prodotti plastici nell’ambiente causa problemi all’habitat di flora e flauna. Sappiamo che gran parte del pianeta sta nuotando nella plastica, che sta danneggiando la salute degli animali e dell’uomo. Abbiamo notato che c’è ancora il muretto distrutto! Abbiamo provato vergogna, indignazione. Non si può permettere tutto questo, non si può più tollerare, non si può schiaffegggiare e umiliare la bellezza in questo modo. Che senso ha pulire la luguna soltanto nel periodo estivo, magari fra qualche settimana, magari dopo la pubblicazione di questo articolo e lasciarla abbandonata tutto l’anno? La Laguna deve brillare sempre! Continueremo a lottare perchè questa indecenza non si ripeta e perchè questi luoghi possano diventare Patrimonio dell’Umanità. Battaglie che portiamo avanti da anni senza se e senza ma. Continuereremo a difendere proteggere, tutelare questi tesori per lasciarli integri nella loro bellezza alle generazioni che verranno dopo di noi.

Rosa Rubino