Cosa tagliamo?

Cosa tagliamo?

Servono 800.000 euro per i minori stranieri non accompagnati.
Ora il mondo della cultura marsalese pratichi la solidarietà in concreto

E fu così che, nel settembre 2025, abbiamo scoperto un concetto che campeggia arcigno nei primi capitoli di ogni manuale di microeconomia: il vincolo di bilancio.

Il suono bieco di queste due parole, che unisce il vibrare delle manette alla spersonalizzazione delle burocrazie, in realtà evoca un principio assai banale: il denaro non è infinito, e giammai – salvo debiti – si può spendere più di ciò che si ha. Che in altre parole significa: quando la coperta è corta, o tieni al freddo i piedi o tieni al freddo la testa. O ti rannicchi così tanto da farti venire una scoliosi.

Chi è nato, vissuto e prosperato prima dei terribili patti di stabilità, ha una concezione dello Stato pressoché divina: economicamente onnipotente, il Pubblico diventa il pagatore di ultima istanza. “Oddio, non ci stanno soldi!”. “Nessun problema, interviene lo Stato”.

Sfido chiunque a dire che non era così. Al più, lo Stato si identificava con “Mamma Regione”, che come una nonna dalla pensione d’oro allungava al nipote in procinto di partire per le vacanze qualche banconota.

Ora non è più così. Ora c’è l’Europa che – giustamente o no, non importa – ci impedisce di spendere quel che vogliamo spendere. “Ce lo chiede l’Europa” era il mantra del primo “Super Mario”, cioè Monti, che con questo “vuolsi così colà… e più non dimandare” tagliava qualsiasi possibilità di dibattito.

I nodi, oggi, sono arrivati al pettine. E l’Ufficiale Giudiziario della Moralità ha bussato alla nostra porta.

Il Governo Meloni ha deciso di tagliare i fondi per i Minori Stranieri non Accompagnati, ribaltando questa responsabilità in capo ai comuni, tra cui quello di Marsala. Il quale – non potendosi in alcun modo accollare questo impegno: 800.000 euro per trimestre, praticamente una condanna a morte – può fare due cose: o aumentare le tasse locali oppure tagliare spese non vitali. “Non Vitali”, segnate bene queste due parole.

Aumentare le tasse è letteralmente fuori discussione. Guerre e contingenze internazionali hanno provocato un aumento dei prezzi formidabile e chiedere alle famiglie, che già hanno i propri minori da mantenere, di accollarsi anche le spese dei minori altrui è, quantomeno, balzano. Con una scelta di questo tipo, di cui qualcuno deve assumersi la precisa responsabilità politica, Vannacci a Marsala rischia di prendere il 70%.

L’unica soluzione è iniziare a tagliare. E cosa tagliamo?

Il trasporto pubblico locale? Impossibile, anche per questioni ecologiche. Togliere gli autobus significa imporre ai cittadini l’uso del mezzo proprio, con ciò che ne consegue in termini di CO2.

La raccolta dei rifiuti? Impossibile, a meno di rendere Marsala una piccola Calcutta.

Le spese del personale? Impossibile, perché senza capitale umano si ferma tutto.

Le spese per la manutenzione? Impossibile, a meno di non voler accettare il rischio di vedersi colpiti da una tegola in testa.

I bisogni hanno una precisa scala di priorità, e sulla base di questa vanno soddisfatti. Prima di ogni cosa, sopravvivere. Poi, se si sopravvive, si inizia a ragionare sulla qualità della vita, cioè condire la pasta con l’olio piuttosto che mangiarla scotta e basta. Poi si inizia a ragionare di tutto il resto, che è il lusso. Intendendo per “lusso” tutto ciò di cui si può fare a meno senza compromettere le variabili della sussistenza e della sicurezza.

Nel concetto di lusso rientra, senza dubbio alcuno, la Cultura intesa come specie del genere “arti liberali”, ossia l’occupazione di chi è libero dalla necessità di lavorare.

Ora, se ciò è vero, allora costituisce preciso obbligo politico dell’Amministrazione Comunale quello di iniziare a tagliare ciò che è lusso (cioè la cultura), al fine di garantire il sostegno ai minori stranieri non accompagnati. Chi può permettersi di dire che ciò non è giusto?

E ancora prima: costituisce preciso obbligo morale di tutto il mondo culturale marsalese, quello di rinunciare ad ogni contributo comunale affinché i soldi così risparmiati vadano a rimpinguare i capitoli di spesa destinati a garantire il benessere dei minori stranieri.

Questo risolverà il problema? Quasi sicuramente no. Anzi, togliamo il quasi.

Ma quale fulgido esempio di solidarietà concreta, sarebbe. Con una rinuncia del genere, anche simbolica (e poi neppure tanto), anche fossero una manciata di migliaia di euro, tutto il mondo culturale e dell’associazionismo – specie quello che negli anni passati si è fatto portavoce delle ragioni dell’accoglienza – ne uscirebbe con una statura morale formidabile, finalmente capace di esprimersi anche nell’agone politico all’alto di una autorevolezza senza eguali.

Diversamente, che brutto spettacolo ne verrebbe fuori qualora iniziasse il rimpallo del “prima tu! No, prima tu!”, nell’imitazione di Flavio Giuseppe durante l’Assedio di Iotapata, sperando di rimanere indenne da questa chiamata alla responsabilità e alla solidarietà sempre professata.