“L’ospedale di Marsala non è al collasso. La rete ospedaliera della provincia di Trapani sta reggendo bene. In progetto un edificio ex novo collegato al nosocomio utile anche dopo la fine dell’emergenza. I primi posti saranno disponibili nell’arco di tre mesi” così il commissario straodinario Asp Trapani, Paolo Zappalà in un’intervista al Vomere

“L’ospedale di Marsala non è al collasso. La rete ospedaliera della provincia di Trapani sta reggendo bene. In progetto un edificio ex novo collegato al nosocomio utile anche dopo la fine dell’emergenza. I primi posti saranno disponibili nell’arco di tre mesi” così il commissario straodinario Asp Trapani, Paolo Zappalà in un’intervista al Vomere

Dal 1° agosto di quest’anno Paolo Zappalà è il nuovo commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani. Proviene dall’Asl di Pescara, dove è stato direttore amministrativo 4 anni.
Direttore Zappalà, la Sicilia “Zona Arancione”. Che succede? Uno dei parametri che ha fatto prendere al premier Conte questa decisone è quello delle terapie intensive. Qui da noi in  provincia di Trapani come va? L’Ospedale di Marsala “Paolo Borsellino” è al collasso? Quanto c’è di vero in tutto questo? Dobbiamo preoccuparci?

Dal mio punto di osservazione è incomprensibile la decisione di classificare la Sicilia in zona arancione. In particolare per quanto riguarda la disponibilità di posti letto di terapia intensiva covid, si tenga presente che nella provincia di Trapani sono attivi 12 posti e ci sono solamente 2 pazienti ricoverati. Inoltre  non è vero che l’ospedale di Marsala sia al collasso. La rete  ospedaliera della provincia di Trapani sta reggendo bene. In provincia la situazione è sotto controllo. Abbiamo predisposto e stiamo attuando un piano di progressiva realizzazione di posti letto covid, senza compromettere le attività cliniche per tutte le altre patologie. La risposta è graduale e proporzionata all’andamento della curva epidemica. Chi dice che non ci sono posti letto covid, se è in buona fede,  non conosce la realtà. In queste ultime settimane, nel corso di una conferenza stampa, ho sottolineato con evidenza e soddisfazione che siamo riusciti ad allestire sia a Marsala che a Mazara del Vallo i raparti Covid  senza compromettere l’attività rivolte alle altre patologie. E’ chiaro che un minimo di riorganizzazione e di razionalizzazione dei reparti e dell’organizzazione interna va fatto. Sia per razionalizzare le attività e recuperare personale, sia per evitare promiscuità di percorsi covid e no covid.

Il sindaco di Marsala Massimo Grillo sollecita l’assessore Razza per la realizzazione di un padiglione per malattie infettive nell’area dell’ospedale Paolo Borsellino.

La Regione ha chiesto all’ Asp di predisporre quanto necessario ed immaginare le soluzioni più adeguate. Con il nostro Ufficio Tecnico abbiamo immaginato per l’ospedale di Marsala una soluzione progettuale che possa essere utile anche dopo la fine dell’emergenza attuale. Si tratta di un edificio da realizzare ex novo, adiacente e collegato al monoblocco principale dell’ospedale. Siamo in grado di rendere disponibili i primi posti nell’arco di tre mesi.

Il Covid-19 galoppa, corre velocemente, i numeri della pandemia nel nostro paese,e non solo, sono preoccupanti. Bisogna accelerare i tempi, agire tempestivamente per evitare il peggio. Siamo in ritardo…

Ripeto, la situazione nella provincia è sotto controllo. La rete ospedaliera covid che abbiamo attivato è adeguata ed abbiamo ancora capienza di posti letto nella rete ospedaliera del trapanese. Consideri poi che la nostra provincia può contare su diversi presidi ospedalieri, geograficamente non distanti, e questo è un elemento di grande flessibilità nel caso la curva e il numero di ricoveri covid dovesse aumentare.. potremmo destinarne alcuni ai pazienti Covid e contemporaneamente assicurare il resto delle cure negli altri ospedali.

In piena pandemia, nel corso del primo lockdown si era avanzata la proposta di ristrutturare un’ala del vecchio ospedale San Biagio di Marsala per cercare di affrontare al meglio l’emergenza sanitaria. A maggio l’assessore Razza ha fatto anche un sopralluogo nel vecchio nosocomio, ma dopo si è appreso che non rientra nella normativa antisismica. Eppure c’è chi sostiene che un’ala del San Biagio costruita dopo il 68, è perfettamente in regola. Perché non concentrarsi su questa opportunità? Perché non si è fatto nulla?

Per quanto riguarda il San Biagio, quel che posso dire è che l’edificio non è adeguato dal punto di vista sismico. La normativa antisismica è in continua evoluzione e quando si realizza un’opera,  l’opera deve essere adeguata alla normativa vigente. Questo credo sia stato il motivo. Che cosa significa? Significa che l’opera realizzata in  emergenza (durante l’emergenza si può andare in deroga  anche alla normativa sismica), dopo l’emergenza si dovrebbe mettere a norma dal punto di vista sismico, con interventi strutturali ed invasivi con il rischio di dover smantellare quanto realizzato all’interno dell’edificio. Sarebbe uno sperpero di denaro pubblico. Da questo punto di vista è un’ipotesi da non percorrere.

Abbiamo la brutta sensazione di assistere ad un rimpallo di responsabilità tra governo centrale e regioni acuito dal decentramento delle competenze non ben delineate. Sono molte le critiche rivolte alla Regione che doveva prevedere l’arrivo di un’altra ondata del Covid. Quest’estate il coronavirus non è andato in vacanza. Adesso assistiamo ad un aumento esponenziale dei contagi con gravi conseguenze economiche, sociali e sanitarie. C’è stata una certa lentezza?

Da quando ricopro questo incarico, ovvero dallo scorso 10 agosto, francamente non l’ho vista questa lentezza. Sono un tecnico e cerco di fare l’interesse pubblico secondo il mandato che mi ha dato la Regione; cercando di evitare di entrare in dibattiti e strumentalizzazioni che poco mi interessano. Posso testimoniare, in maniera oggettiva che fin dal mio insediamento, sono quotidianamente impegnato ed incalzato dalla Regione per la realizzazione di quanto concordato e programmato. La risposta che abbiamo dato in termini di posti letto mi sembra tempestiva e proporzionata al bisogno assistenziale. Noi avremmo potuto trasformare interi ospedali in covid e invece la Regione ci ha invitato a mantenere le prestazioni non covid attive, in ogni ospedale. Il reparto covid a Mazara del Vallo è stato realizzato in una settimana, con separazione fisica dei percorsi. Vi assicuro che è molto più difficile attivare un reparto Covid all’interno di un ospedale funzionante per le altre patologie. Va garantita la sicurezza degli operatori e dei pazienti.Oggi disponiamo in provincia di una capacità di posti letto covid che è adeguato al fabbisogno di cure attuale. Siamo comunque pronti a scenari più negativi. Questo non vuol dire inerzia, vuol dire dare una risposta proporzionata al bisogno.

La gente è  molto preoccupata…

E’ ovvio che la gente sia preoccupata, ma la comunità deve sapere che la sanità pubblica è fatta di una squadra di professionisti, tutti impegnati in prima linea, giorno e notte, per contrastare questa emergenza. Invito tutti a far sentire solidarietà e vicinanza a chi opera in prima persona nel territorio e negli ospedali. Questo è il momento della coesione e non della divisione.

Per quanto riguarda i tamponi? Sono pochi quelli fatti in Sicilia?

Noi facciamo circa 1000 tamponi al giorno, adesso stiamo intensificando lo screening con le scuole e i genitori. Sono moderatamente ottimista perché vedo che la macchina organizzativa sta rispondendo in modo efficace. Posso tranquillizzare tutti che ci siamo attrezzati per i tamponi molecolari e stiamo incrementando la capacità dei nostri laboratori, anche mediante l’acquisizione di strumenti altamente automatizzati.Certo tutto può essere migliorato e potenziato.

I dispositivi di sicurezza individuale, le mascherine Ffp2, Ffp3, guanti e visiere sono sufficienti per medici, infermieri, personale sanitario?

I dispositivi di sicurezza individuali, in questa fase, sono sufficienti in Sicilia e in Italia, mentre nella prima ondata dell’epidemia abbiamo assistito in tutto il territorio nazionale a problemi di fornitura. Ora fortunatamente il mercato ha iniziato a produrli in quantità adeguate e quindi non evidenzio carenze di materiale. L’approvvigionamento dei dpi viene effettuata sia direttamente, dall’Asp, sia attraverso la protezione civile regionale. Ovviamente siamo tutti impegnati nel rifornimento, nella programmazione dei fabbisogni.

La medicina territoriale può fare davvero molto per evitare l’assalto al Pronto Soccorso. Funziona bene da noi?

Abbiamo attivato tutto un canale comunicativo con i medici di base e i pediatri che sono un elemento basilare nel sistema di rilevamento e monitoraggio dello stato di salute della popolazione, un elemento chiave della rete assistenziale sul territorio. Mi pare che stia funzionando abbastanza bene, ovviamente deve essere migliorato anche con il ruolo attivo dei medici di medicina generale nell’effettuare i tamponi. Approfitto per pubblicizzare il numero verde 80040234 a cui risponde un call center aziendale dedicato all’emergenza covid per migliorare la comunicazione con la cittadinanza, per rispondere alle richieste di carattere sanitario sul coronavirus. Sedici operatori del dipartimento di Prevenzione rispondono a dubbi e domande dei cittadini sulle misure urgenti per il contenimento e la gestione del contagio e alle varie richieste di informazioni. Cerchiamo tutti di migliorare la comunicazione perché in questo momento la paura si vince anche con una comunicazione chiara, veritiera e corretta. I cittadini devono sapere cosa si sta facendo e che le istituzioni sanitarie funzionano e, se necessario, ci sono. Certo non tutto è ottimale, ci sono criticità organizzative, non lo nascondo, ma posso assicurare che siamo tutti impegnati per cercare di affrontare al meglio questa emergenza. Abbiamo le competenze e le risorse necessarie.

Rosa Rubino