Piera Aiello :” Necessario adeguare la normativa sui testimoni di giustizia. La scarcerazione dei boss? Una sconfitta per lo Stato”

Piera Aiello :” Necessario adeguare la normativa sui testimoni di giustizia. La scarcerazione dei boss? Una sconfitta per lo Stato”

Esistono persone capaci di far avanzare il cammino del diritto e di spostare in avanti la sua frontiera. Persone che scelgono di trasformare la loro vita in una testimonianza dei valori più alti e in un impegno civile che può costare sacrifici
incalcolabili.
Piera Aiello lo ha fatto e domenica scorsa è stata protagonista della trasmissione ‘Non è l’arena’ (La 7), condotta da Massimo Giletti. Minuti emozionanti che hanno visto Piera Aiello, oggi deputata del Movimento Cinque Stelle, dapprima
ripercorrere la sua difficile biografia, quindi rivolgere un appello accorato per l’adeguamento della normativa riguardante i testimoni di giustizia.
Nel 1985 a 18 anni Piera Aiello, ora parlamentare della Camera dei Deputati e membro della Commissione Antimafia, fu costretta a sposare Nicolò Atria, figlio del boss Vito Atria, ucciso appena nove giorni dopo il suo matrimonio. Il 24 giugno 1991 anche Nicolò Atria venne assassinato in un agguato mafioso. Da quel momento cominciò la battaglia civile, sociale ed etica di Piera Aiello, rimasta vedova con una bimba di appena tre anni. Una battaglia per la verità e per la legalità.
Nel 2019 Piera Aiello è stata inserita dalla BBC nella lista delle 100 donne più influenti al mondo.
Componente della Commissione Antimafia, è la prima Parlamentare nella storia della Repubblica Italiana con lo status di ‘testimone di giustizia’. La sua biografia è stata raccontata nel bellissimo libro ‘Maledetta Mafia’ (Edizioni San Paolo), presentato recentemente a Marsala nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico ‘Abele Damiani’ nel corso di un incontro con gli studenti moderato dalla Direttrice del Vomere Rosa Rubino.
Piera Aiello, domenica, ha raccontato la sua vita a Partanna, la guerra fra le cosche, la decisione di denunciare gli assassini di suo marito, di divenire testimone di giustizia e di collaborare con la Magistratura, il suo incontro a Terrasini con Paolo Borsellino, allora Procuratore della Repubblica di Marsala. “Chiamami zio Paolo”: queste furono le sue parole quel giorno e “da allora – ha ricordato Piera Aiello – cominciai a chiamarlo così”.
Divenuta testimone di giustizia, insieme alla cognata Rita Atria, Piera Aiello abbandonò la Sicilia con sua figlia e il 30 luglio del 1991 fu trasferita a Roma, sotto protezione. Da quel momento, iniziò una nuova vita.
Dopo aver raccontato la vicenda di Piera Aiello, Massimo Giletti le ha chiesto un commento in relazione alla recente scarcerazione di diversi boss mafiosi, affidati agli arresti domiciliari per questioni di salute legate all’emergenza Covid-19.
“Se le devo rispondere da donna siciliana – ha affermato Piera Aiello – le dico che per me è stato devastante”. Il rischio ha sottolineato Piera Aiello – è quello di far tornare nei loro territori e di ritrovare nel proprio paese persone che sono
state arrestate grazie a cittadini che hanno messo a rischio la vita in nome della legalità e della giustizia. “Per me è una sconfitta come donna – ha aggiunto Piera Aiello – ma anche come Stato”.
Ma Piera Aiello, al termine del suo intervento, ha voluto anche rivolgere un appello all’opinione pubblica e agli organi competenti affinché sia perfezionata la normativa riguardante i ‘testimoni di giustizia’, figure del tutto diverse dai
‘collaboratori di giustizia’, in quanto assolutamente incolpevoli. Il testimone di giustizia è, infatti, un cittadino che non avendo commesso alcun tipo di reato – ma spesso essendone invece stato vittima – decide di collaborare con lo Stato
fornendo indicazioni indispensabili allo svolgimento delle indagini. Si tratta di una figura introdotta dalla Legge 13 febbraio 2001 n. 45, che ha modificato la precedente disciplina relativa ai ‘collaboratori di giustizia’ di cui alla Legge 15
marzo 1991 n. 82.
Tuttavia tali figure, a causa di una legislazione sotto alcuni aspetti lacunosa e disorganica, rischiano ancora oggi di diventare ‘cittadini-fantasma’ e di incontrare enormi difficoltà e disagi nella gestione della loro vita quotidiana.
Piera Aiello ha raccontato a ‘Non è l’Arena’ che i suoi familiari “non sono mai stati in un programma di protezione” e che diversi errori sono stati commessi nel trattamento di dati personali che dovevano rimanere assolutamente secretati.
“Aiutate i testimoni di giustizia – ha concluso Piera Aiello – Io sono entrata in Parlamento per dar voce a queste persone”.

F.S.