Diario dello smarrimento: l’ultimo bellissimo libro del grande scrittore e autore di programmi Rai Andrea Di Consoli. Dentro c’è tutta vita, con le sue vette e i suoi precipizi, le sue grandezze, le sue bassezze, la dolcezza. C’è anche…Il Vomere

Diario dello smarrimento: l’ultimo bellissimo libro del grande scrittore e autore di programmi Rai Andrea Di Consoli. Dentro c’è tutta vita, con le sue vette e i suoi precipizi, le sue grandezze, le sue bassezze, la dolcezza. C’è anche…Il Vomere

‘Diario dello smarrimento’ (Ed. Inschibboleth), l’ultimo libro di Andrea Di Consoli è un libro di introspezione, per esplicita dichiarazione dell’autore: “Le risposte sono dentro. La verità è dentro.

Il cammino è dentro. Dentro la direzione. Aver
cercato tutto questo fuori è stato spavento e immaturità, ansia e dolore. Fuori non c’è niente se dentro la direzione non è chiara”. ‘Diario dello smarrimento’ è un bilancio sofferto che da privato e intimo si fa pubblico, un resoconto al tempo
stesso notturno e solare, al tempo stesso narrativo e poetico, non della vita di un’anima e di un corpo, ma della vita dell’anima e del corpo. La prospettiva del testo è individuale, personale, addirittura ipersoggettiva, ma le sue architetture
e risonanze diventano istantaneamente universali, proprio in forza dell’immediatezza autobiografica che prorompe e sale dalla pagina, come un’effusione. Il respiro, ora affannoso, ora disteso, è quello di un uomo, ma i suoi echi sono così intensi, profondi e potenti che non possono non trascendere l’io. ‘Diario dello smarrimento’ è una storia di migrazioni interiori fra polarità inconciliabili, un luogo di scontri e di conflitti in cui gli opposti celesti e terrestri dell’esistenza umana prima si toccano cercando una difficile sintesi, poi tornano ciascuno irrimediabilmente al proprio posto, perché la
ricomposizione è impossibile. Dentro, c’è tutta la vita, con le sue vette e i suoi precipizi, con le sue tentazioni intense, le sue sentenze inappellabili, la sua grandezza e le sue bassezze, la sua dolcezza. Amore, tradimento, amicizia,
matrimonio, paternità, famiglia, letteratura, natura, viaggio, radici, casa, ricchezza, miseria, malattia, follia, fede, speranza, tempo e eternità, Dio e ateismo, morte, mito e storia, infanzia, adolescenza, vita adulta, il Sud, il Nord e il Centro, Napoli, Roma, la Svizzera, Rotonda e la Basilicata, il centro e la periferia, il presente, il passato e il futuro, Esiodo, Severino Boezio, Luisa Corna, Pier Paolo Pasolini, Pier Vittorio Tondelli, Cesare Pavese, Vincenzo Cardarelli, Andrea Zanzotto, Carlo Levi, Walter Pedullà, Mario Luzi, Pietrangelo Buttafuoco, felicità, libertà, responsabilità, coscienza e senso di colpa: tutti i temi vengono toccati e trattati. Non si cerca un principio aggregante o una forza centripeta che disponga la materia in un disegno organico e sistematico, ma si lascia spazio ad una ramificazione e proliferazione libera dei pensieri che segua il decorso del tempo o l’urgenza dell’anima. Spesso si tratta di ricordi e di memorie, che fanno riaffiorare lacerti di vita professionale o di vita personale: un viaggio, un’emozione, un libro, la partecipazione a un seminario, l’analisi di un tratto del carattere nazionale, in cui entra talvolta la leggerezza di una battuta. “Oggi al convegno sulla stampa locale organizzato da Rosa Rubino – scrive ad esempio, facendo riferimento al
suo intervento in occasione della giornata di studio promossa dalla Direttrice del Vomere Rosa Rubino il 16 novembre 2018 alla Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio – credo di aver detto una frase divertente. Parlavo della nostra
idiosincrasia, rispetto agli anglosassoni, per i fatti – avendo noi tutti, specialmente i giornalisti, una psicologia letteraria. A un certo punto ho infatti detto:“Di fronte a un delitto, i giornalisti italiani vorrebbero essere contemporaneamente il morto,
l’assassino e anche il commissario. Tutto fuorché umili cronisti della realtà”.
La vita, perlopiù, esplode e lascia tutto in disordine, inducendo a soccombere soprattutto chi resiste al suo impeto.
Eppure esiste un antidoto all’atomismo delle esistenze. Un ordine c’è e va cercato. Impossibile rinunciare a una sintassi e a una grammatica del vivere. Lo smarrimento non è perdita definitiva del senso o dei significati ma stato, malgrado
tutto fecondo, di sorpresa, timore, dolore, da cui ripartire ogni giorno. No al romanzo, sì al frammentismo: la scelta dell’autore è quella di una frantumazione della prosa che procede per scissioni, frazioni e poi illuminazioni e folgorazioni
improvvise. Una scrittura impressionistica, che trova le sue arsi e le sue tesi nei bagliori delle emozioni e delle passioni, ma anche in quelli di una ragione lucida e severa, pronta all’analisi e all’autoanalisi più cruda e antiassolutoria.
Buona lettura.

FEDERICA SBRANA