Il presidente della Lombardia Fontana incontra Papa Francesco. Il Pontefice: “Gli operatori sanitari sono stati artigiani della cultura della prossimità e della tenerezza”

Il presidente della Lombardia Fontana incontra Papa Francesco. Il Pontefice: “Gli operatori sanitari sono stati artigiani della cultura della prossimità e della tenerezza”

Ieri mattina il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha incontrato Papa Francesco nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Con il Governatore c’era una delegazione composta da medici, infermieri, Associazioni di
volontariato, Protezione Civile, Alpini e rappresentanti della Regione Lombardia. E’ stato un incontro solenne ed intenso, perché, per qualche minuto almeno, hanno taciuto le polemiche, i contenziosi, le accuse reciproche fra Governo centrale e Istituzioni locali, che attraversano la cronaca di questi giorni. Ieri mattina, nelle parole del Presidente Fontana e del Pontefice, c’erano di nuovo solo la grandezza devastante e la profondità di una tragedia capace di travolgere l’Italia
intera sì, ma soprattutto una sua Regione, quella che ha avuto il destino di guardare l’orrore negli occhi.
Ciò che colpisce nel dialogo di ieri è soprattutto il piano di umanità e di intimità su cui si è svolto.
“Arriviamo al termine di uno dei momenti più difficili della nostra vita: – ha affermato Attilio Fontana – abbiamo perso nonni, genitori, figli, amici, parenti. Non abbiamo potuto seppellirli pregando, non abbiamo potuto tenere la mano dei
nostri cari mentre tornavano al Padre. È stata una prova così umanamente dura, così pesante, così inaspettata, e parlo da uomo prima che da governatore, che più volte mi sono trovato a boccheggiare alla ricerca di un’aria che parlasse di
speranza, che mi desse un segnale, non solo a parole, che ce l’avremmo fatta”.
Fontana ha ringraziato anche i molti sacerdoti che hanno combattuto a rischio della vita questa battaglia, “certo che la Lombardia non ce l’avrebbe fatta senza i tanti vescovi e i sacerdoti che in prima fila, ogni giorno, hanno sostenuto con la
preghiera e le azioni concrete il lavoro di medici ed infermieri e hanno offerto un aiuto tangibile ai nuovi poveri generati dalla pandemia” in giorni in cui – oggi sembrano lontani – “il deserto delle nostre strade contrastava con le corsie piene e
i pronto soccorso sempre più affollati”.
“‘L’uomo agisce crede e vive grazie al credito che gli concede la speranza’ diceva Papa Montini. – ha aggiunto Attilio
Fontana – Il mio popolo è rimasto attaccato alla speranza. Ogni giorno ha creduto che con l’aiuto reciproco, la solidarietà
e il senso di comunione, la tragedia della malattia sarebbe stata meno difficile da sopportare”.
Ma Attilio Fontana ha voluto anche invitare il Pontefice in Lombardia: “La sua visita in Lombardia sarebbe, per tutti, noi,
luce contro le tenebre che ci hanno avvolto in questi mesi”. “Quel popolo – ha aggiunto – sarebbe, Padre Santo,
enormemente grato se potesse ascoltare dalla sua viva voce parole di preghiera, conforto e di speranza”. “Consoli il
nostro dolore, il dolore che ci ha fatto scoprire fragili ma vivi, umani, fratelli. Ci benedica Padre e grazie, a nome dei
cittadini della Lombardia, per averci accolto quest’oggi”.
Papa Francesco ha ringraziato tutti i medici e il personale sanitario: “Nel turbine di un’epidemia con effetti sconvolgenti e
inaspettati, la presenza affidabile e generosa del personale medico e paramedico ha costituito il punto di riferimento
sicuro, prima di tutto per i malati, ma in maniera davvero speciale per i familiari, che in questo caso non avevano la
possibilità di fare visita ai loro cari”. “Questi operatori sanitari, sostenuti dalla sollecitudine dei cappellani degli Ospedali,
hanno testimoniato la vicinanza di Dio a chi soffre; sono stati silenziosi artigiani della cultura della prossimità e della
tenerezza. Cultura della prossimità e della tenerezza. E voi ne siete stati testimoni, anche nelle piccole cose: nelle
carezze…, anche con il telefonino, collegare quell’anziano che stava per morire con il figlio, con la figlia per congedarli,
per vederli l’ultima volta…; piccoli gesti di creatività di amore… Questo ha fatto bene a tutti noi. Testimonianza di
prossimità e di tenerezza”. Poi il ringraziamento ai sacerdoti: “Ho ammirato lo spirito apostolico di tanti sacerdoti, che
andavano con il telefono, a bussare alle porte, a suonare alle case: “Ha bisogno di qualcosa? Io le faccio la spesa…”.
Mille cose. La vicinanza, la creatività, senza vergogna. Questi sacerdoti che sono rimasti accanto al loro popolo nella
condivisione premurosa e quotidiana: sono stati segno della presenza consolante di Dio”.
Ma il Pontefice ha anche indicato il ‘rischio spirituale’ di una ripartenza già immemore del passato: “Dio ci ha creato per
la comunione, per la fraternità, ed ora più che mai si è dimostrata illusoria la pretesa di puntare tutto su sé stessi, – è
illusorio – di fare dell’individualismo il principio-guida della società. Ma stiamo attenti perché, appena passata
l’emergenza, è facile scivolare, è facile ricadere in questa illusione. È facile dimenticare alla svelta che abbiamo bisogno
degli altri, di qualcuno che si prenda cura di noi, che ci dia coraggio. Dimenticare che, tutti, abbiamo bisogno di un Padre
che ci tende la mano. Pregarlo, invocarlo, non è illusione; illusione è pensare di farne a meno! La preghiera è l’anima
della speranza”. “E non dimenticate – ha concluso Papa Francesco prima di impartire la benedizione a tutti i presenti –
che con il vostro lavoro, di tutti voi, medici, paramedici, volontari, sacerdoti, religiosi, laici, che avete fatto questo, avete
incominciato un miracolo”.

F.S.