Un grande passo per l’uomo e un grande passo per l’umanità. Nello spazio il lancio della navicella di Elon Musk

Un grande passo per l’uomo e un grande passo per l’umanità. Nello spazio il lancio della navicella di Elon Musk

Era il 1957 quando l’Unione Sovietica lanciò in orbita lo Sputnik 2, il primo satellite artificiale con a bordo un essere vivente. Nel 1961 fu la volta della Vostok, la navicella spaziale che ospitava il primo astronauta della storia, Yuri Gagarin.
Erano anni di guerra fredda e di cortine di ferro, sebbene con qualche spiraglio di distensione e qualche prova tecnica di disgelo, dopo il discorso di Nikita Kruscev al XX Congresso del Partito Comunista Sovietico. Ciò non impedì agli Stati
Uniti di vivere il successo delle missioni spaziali russe come uno smacco. La risposta arrivò quasi subito, prima con lo storico discorso di John Fitzgerald Kennedy pronunciato il 12 settembre 1962 alla Rice University (https://www.space- adventure.it/la-mostra/le-origini), poi con il raggiungimento del traguardo più spettacolare, il 20 luglio 1969: l’allunaggio di
Neil Armstrong e Buzz Aldrin. “We choose to go to then Moon”: queste le parole di Kennedy, rimaste scolpite nella memoria dell’umanità, precedute e seguite da tutte le altre di quel memorabile discorso del 1962:
“Abbiamo iniziato questo viaggio verso nuovi orizzonti – dichiarò Kennedy – perché vi sono nuove conoscenze da conquistare e nuovi diritti da ottenere, perché vengano ottenuti e possano servire per il progresso di tutti. […] Abbiamo
deciso di andare sulla Luna in questo decennio e di impegnarci anche in altre imprese; non perché sono semplici, ma perché sono ardite, perché questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova il meglio delle nostre
energie e delle nostre capacità, perché accettiamo di buon grado questa sfida, non abbiamo intenzione di rimandarla e siamo determinati a vincerla, insieme a tutte le altre”. Detto nel 1962, fatto nel 1969.
La storia delle missioni spaziali – come è noto – ha vissuto, dopo quelle vette, alterne vicende.
Ma, dopo una lunga pausa di riflessione iniziata l’8 luglio 2011 quando partì l’ultima missione dello Shuttle Atlantis, sabato gli Stati Uniti sono ‘tornati al futuro’, con il lancio del razzo Falcon 9 (https://www.nasa.gov/specials/dm2/).
Dopo 19 ore di viaggio la capsula Crew Dragon, con a bordo Robert Behnken e Douglas Hurley,si è agganciata alla Stazione Spaziale Internazionale. L’abbraccio fra i due astronauti, il loro collega Chris Cassidy e i due russi Anatolij
Ivanishin e Ivan Vagner è diventato immediatamente un’altra pagina di storia.
Ma che cosa differenzia questa missione, ribattezzata Endeavour come lo Space Shuttle lanciato dalla Nasa nel 1992, da tutte le altre? Che si tratta, per la prima volta, di un ‘veicolo privato’, costruito dall’imprenditore e inventore Elon Musk,
fondatore della Tesla, nato a Pretoria 48 anni fa, con cittadinanza canadese, poi naturalizzato statunitense.
Dunque questa missione dimostra qualcosa in più, rispetto alle altre: il punto, altissimo, cui può giungere la genialità e l’iniziativa privata. Non si è sottolineato, forse, con la necessaria attenzione. Poi, certo, bisognerà chiedersi come sempre
quali saranno gli usi di una scienza e di una tecnologia giunte a così alti traguardi. Ma non c’è dubbio sul fatto che un evento del genere abbia tutte le carte in regola per diventare ancora una volta ‘un grande passo per l’uomo e un grande
passo per l’umanità’.

F.S.