Un incontro storico. Mattarella incontra a Trieste il presidente della Repubblica slovena Borut Pahor. Insieme per la cerimonia di deposizione di una corona alla foiba di Basovizza e al monumento ai Caduti

Un incontro storico. Mattarella incontra a Trieste il presidente della Repubblica slovena Borut Pahor. Insieme per la cerimonia di deposizione di una corona alla foiba di Basovizza e al monumento ai Caduti


Trieste è storicamente una ‘città-laboratorio’ in cui si sono sedimentate – non sempre pacificamente – stratificazioni culturali, linguistiche ed etniche. Il confine nord-orientale del nostro Paese è stato, come noto, uno fra i più attraversati e
contesi nel corso dei secoli. Storie e memorie divise hanno continuato a turbare, fra errori ed orrori, i rapporti fra comunità confinanti e fra maggioranze e minoranze. Basti pensare al capitolo doloroso e a lungo negato delle foibe.
La giornata di oggi deve dunque essere salutata con apprezzamento, nonostante le polemiche che, puntualmente, l’hanno accompagnata. A Trieste il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato Borut Pahor, Capo di
Stato Sloveno. Diversi gli appuntamenti. Il primo impegno ha visto i due Presidenti a Basovizza, per la deposizione di una corona presso la Foiba e, successivamente, presso il Monumento ai Caduti sloveni. I Presidenti Mattarella e Pahor si sono recati quindi in Prefettura dove hanno consegnato allo scrittore Boris Pahor l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e l’onorificenza slovena dell’Ordine per Meriti Eccezionali. Ma c’è stata anche la riconsegna del ‘Narodni dom’ alla minoranza linguistica slovena di Trieste. Il ‘Narodni dom’ (Casa del popolo o Casa nazionale) di Trieste era la sede delle organizzazioni degli sloveni triestini, un Centro polifunzionale che
fu incendiato dai fascisti il 13 luglio 1920. Boris Pahor, che compirà in agosto 107 anni, il 13 luglio 1920 assistette, quando ne aveva appena sette, all’incendio del ‘Narodni dom’ e ne è oggi l’unico testimone vivente. Lo stesso Pahor ha
subito la persecuzione fascista, la deportazione nei campi di concentramento nazisti e la messa al bando dalla Jugoslavia di Tito.
La foiba di Basovizza, luogo di esecuzioni sommarie, nel maggio del 1945, periodo dell’occupazione jugoslava di Trieste, per prigionieri, militari, poliziotti e civili, da parte dei partigiani comunisti di Tito, nel 1992 è stata dichiarata ‘Monumento
nazionale’ dal Presidente della Repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro. Il Monumento ai Caduti sloveni ricorda, invece, quattro membri del Tigr (Trst Istra Gorica Rijeka) che vennero fucilati il 6 settembre 1930 dopo una condanna a morte emessa dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Ferdo Bidovec, Fran Marusic, Zvonimir Milos e Alojz Valencic avevano tra i 22 e i 34 anni ed erano stati riconosciuti colpevoli anche di un attentato contro un quotidiano fascista, in cui era morto un redattore, Guido Neri. I quattro membri del Tigr sono divenuti nel tempo simbolo della resistenza delle
minoranze slave al fascismo.
La corona con i due tricolori italiano e sloveno, come anche le immagini di Sergio Mattarella e Borut Pahor che si stringono la mano davanti alla Foiba di Basovizza e al Monumento ai Caduti sloveni sono già entrate nella storia, senza
passare attraverso la cronaca. Quella storia che non si cancella e non si dimentica. – ha ricordato il Presidente Mattarella nel corso del suo intervento – “Proprio per questa ragione – ha aggiunto – il tempo presente e l’avvenire
chiamano al senso di responsabilità, a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite, da una parte e dall’altra, l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimento e rancore, oppure, al contrario, farne patrimonio comune, nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro. Al di qua e al di là della frontiera – il cui significato di separazione è ormai, per fortuna, superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione
Europea – sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro, in nome dei valori oggi comuni:
libertà, democrazia, pace. Oggi, qui a Trieste – con la presenza dell’amico Presidente Borut Pahor – segniamo – ha
concluso il Presidente Mattarella – una tappa importante nel dialogo tra le culture che contrassegnano queste aree di
confine e che rendono queste aree di confine preziose per la vita dell’Europa”.

F.S.