Di Sovranismi e Patrimoniali

Per chiarire il punto sul sovranismo.

Una volta, un mio collega di Università disse: “Se una quota del mio gettito fiscale serve a pagare – con una certa costanza – i debiti della Città di Roma, allora io pretendo di votare, anche se sono umbro, alle Amministrative di Roma: pago, dunque voglio avere voce in capitolo”. Come dargli torto.

Ecco, a me sembra che la posizione dei falchi europeisti nei confronti dei paesi mediterranei sia del tutto assimilabile a quella del mio collega, che se devono pagare lo fanno pure, ma se noi prendiamo a prestito dopo non possiamo essere liberi di fare quel che vogliamo. Coi soldi nostri decidiamo quel che ci pare, coi soldi altrui no. 

Per quanto questo discorso susciti un’antipatia mortale, coerenza impone di dare ragione a chi ha i famosi conti in ordine. Come non dare ragione, infatti, al tedesco che dice “fino a quando pagherete pensioni d’oro, io soldi non ne caccio”? Guardiamoci in faccia e diciamoci la verità per quel che è: l’autonomia costa. Io, se voglio, posso andare via dalla casa dei miei oggi stesso; epperò poi i miei non ne vogliono sapere di pagarmi luce, gas, acqua, Tari, vettovaglie e tutto l’occorrente. E c’hanno pure ragione. Ma se decido di rimanere con loro, devo accettare le loro esigenze: si cena all’ora X, in bagno ci si va a turno e cose del genere.

In termini da Trattato, queste si chiamano “condizionalità”. E, che lo vogliate o no, sono “giuste”, se proporzionali e adeguate. Se vuoi i soldi, ci sono due possibilità: o attivi il MES, con tutto ciò che ne consegue, o vai per i fatti tuoi avventurandoti nei mercati finanziari. Va da sé che questo cappio al collo ce lo siamo messi nel momento in cui abbiamo rinunciato alla sovranità monetaria, allorché decidemmo di togliere il trono dalla Banca d’Italia. La quale ben poteva acquistare il nostro debito pubblico.

Inutile piangere sul latte versato; al massimo possiamo muovere un rimprovero “politico” a quella fazione “politica” che si rifà alle scelte d’allora.

Esistono alternative? Forse sì, ma sono alquanto dolorose. Quali? Diciamolo con franchezza: una patrimoniale. Se non vogliamo svendere quel che rimane della nostra autonomia è necessario mettere la mano in tasca e fornire allo Stato una liquidità tale da limitare il più possibile il ricorso al credito.

E’ ora che le frange più euroscettiche (id est: sovranisti) si dichiarino favorevoli ad un prelievo forzoso dai conti correnti in misura sostenibile: il 2% di un povero è nulla, il 2% di un ricco è un sacrificio assolutamente legittimo in tempi straordinari.

A memoria ricordo che le ragioni per cui si detiene moneta sono transattive, speculative e precauzionali. Se la liquidità trattenuta scopo precauzionale non viene usata ora, allora quando la si impiega?

Le frange più euroscettiche, dicevamo, di destra (Lega, FdI) e di sinistra (Marco Rizzo), non potranno che convergere sul punto: se per i primi questa misura evoca l’Oro alla Patria, i secondi non potranno che vederci i contorni dell’esproprio proletario.

Sovranismo è autonomia, e autonomia è responsabilità. Ecco quel che ci vuole: un grande atto di responsabilità.

Riccardo Rubino