Una sola ricetta contro la delinquenza: il lavoro

Una sola ricetta contro la delinquenza: il lavoro

Tutto deriva da quando abbiamo deciso di impoverirci.

Da quando, cioè, abbiamo ritenuto che fare impresa era una cosa moralmente inaccettabile, poiché l’imprenditore crea una gerarchia e noi siamo degli inguaribili romantici cui piace l’anarchia.

Da quando, cioè, abbiamo ritenuto che aprire una fabbrica era una cosa ecologicamente inaccettabile, perché le ragioni della produzione devono necessariamente cedere di fronte alle ragioni dei fenicotteri e degli aironi.

Immersi in una bellezza in ordine alla cui sussistenza noi non abbiamo alcun merito, ci siamo convertiti in “industriali del tramonto”. O forse darebbe meglio dire “al tramonto”, visto che questa città costituiva prima il cuore pulsante dell’economia provinciale, e ora è un bazar di ristoranti e affittacamere.

Chiudono le imprese e i dipendenti vanno a casa. Meno reddito redistribuito significa meno consumatori. Meno consumatori significa meno negozi. E un negozio che spegne la sua insegna è un presidio di legalità che viene meno. Sì, perché – e sfidiamo chiunque a dire il contrario – è più deterrente un negoziante dietro un bancone che un grande fratello di videosorveglianza: la presenza si fa sentire, le immagini – piuttosto – servono a certificare la responsabilità di un crimine già accaduto.

I fatti di violenza cui si è assistito a Marsala sono frutto del più bieco degrado: prima economico, poi sociale e infine morale. Desideri frustrati da una povertà sempre più incipiente provocano una rabbia giovanile che, da un lato, trova terreno fertile nei media e, dall’altro, si sfoga la sera per strada.

Ora un problema del genere lo si approccia in due modi: o lo si previene o lo si reprime.

Per reprimerlo occorre un apparato di sicurezza che di certo il Comune di Marsala non può permettersi: una città di 80.000 abitanti non può essere controllata da poche decine di unità delle Forze di Polizia. Per ottenere una forza di pubblica sicurezza di tale portata occorrono degli investimenti abnormi, che non trovano conforto nel gettito fiscale. Per rimpinguare le entrate, allora, occorre ricreare il terreno fertile per coltivare l’unica vera profilassi sociale: il lavoro.

Il lavoro, nello stesso momento, produce le risorse da investire in sicurezza e previene la criminalità: non foss’altro perché chi ha un reddito a tutto pensa tranne che fare danni per strada.

Inutile chiedere alle Amministrazioni qualcosa che esse non possono dare, se non sotto forma di palliativi.

Chiedete alla politica, piuttosto, la completa abolizione di tutti gli adempimenti che sommergono un povero Cristo che desidera solo aprire la sua attività. Lasciate che la gente possa produrlo da sé, il proprio lavoro.

Vedrete che sparirà prima la povertà e poi la criminalità.